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La "Beata Vazza"

Listolade
In un tempo ormai molto remoto, viveva a Listolade una giovane donna, nativa di Costoia di San Tomaso, sposata ad un buon uomo che esercitava il mestiere di boscaiolo. Si chiamava Avazzia. (nome tipicamente medioevale che il tempo ha trasformato in “Vazza”) Aveva un carattere dolce, un aspetto modesto ed era molto religiosa, tanto che appena poteva si raccoglieva in preghiera, dovunque si trovasse. Questo fatto suscitava immancabilmente le ire della suocera che la considerava una fannullona ed una perditempo; perciò non perdeva occasione per biasimarla e maltrattarla, calunniandola anche di fronte al figlio che si trovava fra l'incudine e il martello non volendo dar torto né all'una, né all'altra. Vazza sopportava e taceva con incredibile rassegnazione, cosicché molti la ritenevano una santa ed altri una matta.


Quando la suocera s’accorse che, in assenza del marito, la nuora non dormiva nel suo letto, ma s’allontanava da casa per ritornarsene al mattino fresca e riposata, non ci vide proprio più ed ingiunse al figlio di far qualcosa. Egli, allora, finse di andare al lavoro per qualche giorno nei boschi della Val Corpassa, invece, al calar della sera, tornò in paese e si nascose per osservare le mosse della sposa. A notte fonda la vide uscire di casa, dirigersi verso un luogo solitario (il Col della Beata Vazza) , inginocchiarsi ed immergersi nella preghiera. Piano, piano si avvicinò e da dietro un muretto la udì ringraziare Dio per le umiliazioni, le ingiurie ed i maltrattamenti che quotidianamente riceveva. Alle prime luci dell'alba la vide rincasare e mettersi a sfaccendare per casa, tranquilla e riposata come se avesse dormito nel suo letto. Perciò, rassicurato, riferì alla madre che non c'era ragione di preoccuparsi.  Ma la vecchia era anche gelosa di Vazza. La vedeva mangiare pochissimo, perché dava ai poveri gran parte del suo cibo, eppure la sua salute non ne risentiva ed aveva una carnagione rossa ed una pelle liscia e vellutata come poche donne potevano vantare. Fu così che, su istigazione della madre, il marito si mise di nuovo a controllare le mosse della moglie per scoprire ,dove andava a mangiare di nascosto. Seguendola attraverso i prati, l'osservò raccogliere una piantina molto comune che poi mangiava piangendo e canticchiando. Quasi come se l'erba la comprendesse:

« Dentivello, dentivello',

tu sei buono, tu sei bello,

bella pelle tu mi fai

e gran pena tu mi dai ».

I1 marito tornò a casa tutto edificato e si fece promettere dalla vecchia madre che non avrebbe più tormentato Vazza, poiché era ormai convinto di aver sposato una santa. La suocera, però, non era per niente rassegnata e, non volendo ammettere d'aver torto, continuava a tener d'occhio la nuora per riuscire a coglierla in fallo. Un sabato, verso l'ora del Vespero, le due donne stavano insieme lavorando nel campo, quando ad un tratto Vazza gettò la zappa, s'inginocchiò e cominciò a pregare.

La suocera inviperita le gridò: «Fannullona, lavora!   Non è adesso il tempo di pregare!».

«E' proprio adesso il tempo di pregare! In Cielo si suona il Vespero. Rispose Vazza calma e sicura.

«Tu parli così, perché non hai voglia di far niente! Se fosse vero, sentirei anch'io quel che senti tu, a due passi come sei da me. E io non sento proprio nulla!».

«Venite qui. Voglio dimostrarvi che non racconto bugie. Posate il vostro piede sopra il mio e sentirete quel che sento io».

La vecchia incuriosita obbedì e subito sentì in alto un suono distintissimo di campane. Chinò, allora, la testa e non disse più niente.

Da quel giorno Vazza ebbe dal marito e dalla suocera la facoltà di comportarsi come più le piacesse, di stare o di andarsene a sua totale discrezione.

La pia donna si ritirò allora in una grotta in alto sopra Listolade conducendo vita eremitica. Scendeva col bigol ad attingere l'acqua in Val dei Lof, attraverso un sentiero: su e giù, su e giù,su e giù... tanto che ancor oggi osservando il luogo lontano si scorge sulla parete rocciosa la sua immagine evidenziata dalle variazioni di colore della roccia stessa. Nella vicina valle del Tegnas anche San Lucano conduceva da tempo vita eremitica. Viveva in una buia spelonca dal fondo disuguale e roccioso detta Kol, si cibava di erbe e frutti selvatici o di quello che i devoti gli offrivano. Divenuto molto vecchio ebbe dal Signore l'ispirazione di recarsi a Listolade per esortare Vazza ad unirsi a lui nella vita eremitica, in modo che potesse aiutarlo nelle sue necessità materiali. A metà valle il diavolo tentò di fermarlo, ma il santo alzò tre dita della mano, le premette contro una pietra, tanto da lasciarvi le impronte e ordinò in tono imperioso: «In nome della Santissima Trinità t'impongo o Spirito maligno di allontanarti subito da me». E il demonio scornato fuggì via. Ma il sasso con le impronte ha sfidato i secoli!

Arrivato a Listolade, San Lucano andò sicuro dove Vazza era intenta a pregare, la chiamò per nome, pur non avendola mai vista prima, e per con­vincerla delle sue oneste intenzioni con un dito segnò più volte una croce sopra un grosso sasso imprimendovi l'impronte come su cera molle. E proprio in quel luogo fu più tardi edificata la chiesetta di Listolade.

Fu così che i due servi di Dio si ritirarono insieme al Kol, luogo impervio ed inospitale. Lucano aiutava Vazza nelle cose dello spirito ed ella ricambiava soccorrendo il santo vecchio nelle necessità materiali.

In un'afosa giornata d'estate, Vazza si lamentava per la gran sete e Lucano la esortava a far penitenza. Ma quella sete cresceva, cresceva e Vazza non ne poteva proprio più. Allora il santo disse: «Vazza, Vazza, se non riesci a vincerti, non diventerai mai santa, resterai per sempre beata!».La poveretta si provò ancora, ma non riuscì proprio a vincere la sua gran sete. Allora san Lucano impietosito, prese il suo bastone, battè la roccia viva sul fondo della grotta e subito ne sgorgò un'acqua limpida, fresca e cristallina con cui la povera assetata potè ristorarsi. Quando l'età molto avanzata rese impossibile al santo vecchio la vita al Kol, i due eremiti scesero a metà valle dove i devoti avevano costruito un rozzo rifugio in cui più facilmente potevano trovare riparo; ma Vazza, benché più giovane, morì prima. Con l'aiuto dei buoni valligiani a lui devoti, san Lucano la seppellì in quello stesso luogo ed ecco che dalla sua sepoltura cominciò a scaturire una fonte tanto miracolosa, che chi ne beveva con fede viva risanava d'ogni male!

Sul luogo ove è stata sepolta la pia Vazza sorge una chiesetta edificata dalla pietà dei valligiani che qui si ritrovano annualmente per la sagra di s. Lucano. Nel 1966 la furia dell'alluvione asportò l'angolo della chiesa ove era collocata la tomba della beata. L'impeto delle acque disperse le ossa e la sorgente ritenuta miracolosa ora si trova nel letto del torrente.
Questa è la storia della Beata Vazza raccolta e pubblicata da www.listolade.it , ma in verità ci sono validi elementi per dire che San Lucano e Beata Vazza, sono vissuti in epoche diverse, pertanto la storia che tutti conosciamo non è esatta. Infatti San Lucano e nato circa nel 400 e morto tra il 430-440, Beata Vazza invece è nata circa 660 anni dopo, tra il 1000e il 1100, dal momento che il nome originario è Avazia, nome di origine Longobarda e usato nel Medioevo, tutto ciò è credibile. Quindi la domanda che sorge spontanea è: La verità sulla storia dei due Santi Qual é?  Be spero di poter trovare una spiegazione abbastanza verosimile. Sfogliando diversi libri la spiegazione è che la Vazza si fosse ritirata presso la sepoltura del Santo, nella chiesa di San Lucano, per condurvi una vita di penitenza, confortata da visioni celesti, queste circostanze sarebbero state decisive per la traslazione di San Lucano presso il Duomo di Belluno, e per la diffusione del culto. diffusione del culto che però è diretto solo a San lucano mentre Beata Vazza è portata nei cuori degli abitanti di Listolade e onorata solamente con l’accensione della croce presso il “Col de Beata Vazza” sul  Còl Martinel vicino a Listolade appunto, per il resto ad essa non sono mai state costruite chiese a suo nome, tranne quella di San Lucano a Taibon; ne sono mai state celebrate messe in suo onore, ne si misero aureole alle sue immagini. La Beata è stata sepolta nella Chiesa di San Lucano, assieme al Santo, anche se era stato trasportato a Belluno, la leggende vuole che la testa del Santo fosse ancora sepolta li; ma la grande alluvione del 1966 devastò la tomba disperdendo le ossa nel Tegnas; e parte della sorgente di acqua che usciva dalla sua tomba che era ritenuta santa dai fedeli. La più antica immagine conosciuta della Beata è un reliquiario a busto di legno dorato e dipinto del XIV o XV secolo: che al posto sella aureola, attorno al capo vi è un fascio di raggi luminosi, con i quali e permesso ornare i servi di Dio dopo la cerimonia della Beatificazione. Il busto è conservato in una nicchia nella chiesa di San Lucano ed esposto per la venerazione dei fedeli. Non si trovano in più alcune immagine della Beata in tutto l’Agordino a parte che nelle Chiesette di Val  e Listolade.
Testo e foto: Dell'Agnola Silvio
Fonte: Leggende Popolari e racconti degli anziani del paese.

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