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La Composizione

Flora delle Dolomiti
Il fiore è l’organo esclusivo delle angiosperme che contiene l’apparato riproduttore della pianta. Nasce da un apice del rametto, un germoglio, le cui foglie hanno perso la capacità fotosintetica e si sono ovviamente modificate, questa modifica è denominata “induzionefiorale” o “induzione autogena”, avviene quando il germoglio è ancora di dimensioni microscopiche all’interno della gemma sotto lo stimolo di fattori ormonali ed ambientali. Questo fenomeno precede la fioritura da poche settimane a circa un anno. Generalmente il fiore è collegato al ramo o al gambo per mezzo di un peduncolo e all’apice termina con una parte allargata detta ricettacolo, nel caso il fiore fosse direttamente attaccato al ramo viene nominato “sessile”. Su di esso sono inserite numerose appendici specializzate, formate da foglie modificate (antofilli), che nei fiori più evoluti sono disposti in anelli (verticilli) concentrici (fiore ciclico), mentre se sono disposte in parte in verticilli e in parte a spirale i fiori saranno emiciclici (fragole). A seconda della loro specializzazione gli antofilli sono sterili o fertili.
ANTOFILLI STERILI

Il Perianzio e il perigonio

Il perianzio è formato da verticilli fiorali più esterni (calice e corolla). Considerando la presenza o l’assenza di questi verticilli il fiore può essere:

Aclamidato (o nudo): quando manca il calice e la corolla, ossia senza perianzio e perigonio (euforbia, salice, frassino);

Clamidato (o vestito): se è fornito di almeno uno dei verticilli, ed in tal caso può essere:

Monoclamidato (o omoclamide o apetalo): è il fiore che presenta il solo calice (Urticaceae). Nelle Clematis (Ranunculaceae) i sepali hanno il colore e la forma dei petali di dice allora che i sepali cono petaloidi.

Diclamidato: se presenta entrambi i verticilli (perianzio).

Se tutte le foglie perianziali sono disuguali, il fiore si dice eteroclamide. In tal caso il verticillo o i verticilli più esterni, sono chiamati sepali e costituiscono il calice. Il verticillo o i verticilli più interni costituiscono la corolla e i singoli elementi vengono chiamti petali. Se tutte le foglie perianziali (come di norma frequentemente accade nelle monocotiledoni) non sono molto diversi per forma, colore e funzione il perianzio prende il nome di perigonio,e si singoli pezzi del perianzio quello di tepali.  A seconda della sua forma e del suo colore, il perigonio può assumere aspetto corollino (tepali petaloidi) o aspetto calicino (tepali sepaloidi).

Il Calice

Il verticillo più esterno è detto calice e in genere è formato da una serie di sepali generalmente verdi che proteggono la gemma fiorale prima che il fiore sbocci. Se i sepali cono liberi fra loro, il calice si dice dialisemaplo o polisepalo (lino, rosa); se uniti, anche per un brve tratto, si dice invece gamosepalo (primula, mughetti, datura). Nel calice gamosepalo si possono distinguere tre elementi: il tubo che è dove il sepali restano uniti, la gola la parte dove si separano e il lembo che è la porzione libera formata dai lobi. Il calice gamosepalo può assumere diverse forme in relazione a quella dei suoi componenti: segato, partito, digitato, dentato, bidentato, tridentato, etc. e ancora tubolare (garofano), campanulato (fagiolo), turbinato (ontano). Si dice chiuso quando i sepali si toccano nei margini; spiegato se si mantengono orizzontali (viola), reflesso se si presentano rovesciati al di sotto (ranuncolo); è caduco (se si disperde all’aprirsi del fiore), deciduo (se, come nella maggior parte dei casi, si stacca dopo la fecondazione) o persistente (se accompagna il frutto) e accrescente se si espande durante la fruttificazione, (Physalis); fogliaceo, petaloideo (helleborus, Impatient); può formare speroni nettariferi (Viola) e trasformarsi in pagliette, squamette, setole, pappo e si presenta semplice, piumoso, sessile. In certe piante (Malvacee) immediatamente sotto al calice è presente un verticillio di foglioline sepaloidi distinte dal calice che viene chiamato calicetto.
La Corolla

All’interno del calice è inserita la corolla, formata da una serie di petali che hanno la funzione di attirare gli insetti impollinatori; per questo motivo hanno spesso colori sgargianti e sono dotati di ghiandole che secernono nettare e altre sostanze zuccherine. A seconda del numero di petali, la corolla può essere: dimera, trimera, tetramera, pentamera. Cosi come per i sepali del calice anche i petali possono essere concresciuti e sladati tra di loro per tutta la lunghezza (corolla gamopetalo) oppure essere liberi (corolla dialipetala). Nella corolla gamopetala la porzione dei petali saldati tra loro è detta tubo corollino, e le parti libere sono chiamate lobi, tra i lobi e il tubo è posta la gola. A seconda della frma può essere:

REGOLARE (actinomorfa): quando la corolla è simmetrica rispetto ad un punto o ad un asse, quindi ha diversi piani di simmetrica. Sarà quindi:
Campanuliforme: allargata a guisa di campana e i lobi saldati fino all’estremità (datura);
Ipocrateriforme: con tubo lungo e stretto terminato da lobi lunghi, distesi e piani somigliante a coppe antiche (gelsomino, vinca);
Stellata: con tubo breve e lobi stretti, lunghi e appuntiti (boragine);
Cruciforme: con quattro petali opposti a due a due, come in una croce (cavolo, Crucifarae):

Cariofillea: con cinque petali assai lunghi racchiusi in un calice gamosepalo o tubuloso (garofano);
Tubulosa: cilindrica, col tubo corollino terminato da brevi lobi (consolida);
Imbutiforme: con lobi saldati fino all’estremità ma a forma di imbuto (tabacco, convolvolo);
Rotata: con tubo cortissimo e lobi rotondi disposti come i raggi di una ruota (patata, solanum);
Urceolata: con tubo quasi nullo, lembo rigonfiato nel mezzo e ristretto alla fauce a forma di orcio (erica, corbezzolo);
Rosacea: con cinque petali disposti in cerchio come quelli della rosa (ciliegio, pruno);
IRREGOLARE (zigoforma o a simmetria bilaterale): se gli elementi sono disposti specularmene su un solo piano di simmetria e può essere:
Papilionacea: con cinque petali di diversa dimensione e forma: il superiore che è il più grande detto appunto vessillo o stendardo, ricopre i due laterali simili e opposti (ali) avvolgenti due petali inferiori spesso saldati fra loro formando una specie di chiglia, la carena (fagiolo, pisello, fava);
Labiata (bilabiata): con tubo allungato, fauce aperta e dilatata, lembo diviso in due parti disuguali, come una bocca aperta. Con il labbro superiore che può essere intero oppure diviso come nella salvia; quando il labbro inferiore manca e la corolla si riduce al solo labbro inferiore suddiviso in cinque parti la corolla si chiama bilobata;
Personata (o mascherata): quando ha il tubo più o meno allungato; il labbro superiore formato da due petali saldati, ed un labbro inferiore con tre petali, dei quali il centrale più piccolo e i due laterali più ampi, con un rigonfiamento traversale detto fauce. Questa corolla è gibbosa nell’Anthirrinum latifolium (bocca di leone); speronata col labbro inferiore prolungato alla base in uno sperone (linaria alpina);

Digitata: con cinque petali saldati a contorno irregolare e ondulato, simile ad un ditale (digilatis);
Ligulata: formata da lunghe linguette laterali a disposizione stellare. Come nelle composite.
Dicesi poi anomala qualunque corolla gamopetala irregolare che ha un aspetto non riconducibile alle forme anzidette (Viola, orchidea, ecc.).


La corona o paracorolla

Tra il lembo e l’unghia possono esistere delle appendici chiamate ligule che congiuntamente possono formare una corona (Narcissus) che a volte è un insieme di appendici libere e separate dei petali (Passiflora).


I petali

Sono le foglie della corolla, diversamente colorate a tinte quasi sempre vivaci, la disposizione delle quali ha grande importanza nella sistematica. Nel petalo distinguiamo: l’unghia (lunga, corta o sessile) corrisponde al picciolo della foglia che fissa il petalo al ricettacolo e può essere molto corta come nella Rosa o molto larga come nei Dianthus; il lembo e lamina che è la parte più appariscente può assumere forme, colori e margini molto diversi e variati, presentandosi più o meno espanso, dentato frastagliato, frangiato, etc. prende talvolta anche la forma tubulosa. I petali di un fiore sono liberi o connati, particolarità di grande importanza nella sistematica in quanto serve di carattere differenziale per le sottodivisioni
ANTOFILLI STERILI

L’androceo (parte maschile)

Procedendo vero il centro del fiore si incontra a parte maschile del fiore, l’androceo, formato dagli:
Stami (microsporofilli): sono costituiti da lunghi filamenti sormontati dalle antere che presentano quattro sacche polliniche riunite a due a due a formare le teche o logge, piene si granuli pollinici, che al loro interno conservano i gameti maschili. Accanto agli stami fertili possono essere presenti anche stami sterili (staminoidi), che assumono funzioni spesso di richiamo degli insetti pronubi. Nei fiori impollinati da insetti spesso sono presenti i nettari, che sono strutture atte a contenere il nettare.

Filamenti: sono le parti sterili dello stame, possono essere molto larghi, corti o addirittura mancare, in questo caso le antere sono sessili. In genere sono filiformi, ma possono essere anche grossi, petaloidi e provvisti di appendici.
Antere: sono le parti fertili dello stame, generalmente formate da due teche, ma a volte possono essere costituite da una sola teca (Malvacee) o anche con tre come belle Megatritheca (Stercurliaceae). Le teche sono unite fra loro dal connettivo. A seconda di come il filamento si inserisce nell’antera essa può essere pasifilla (Solanum), dorsifilla (Graminaceae) o apicifissa (Bignoniaceae). Dopo la maturazione dei grani di polline si produce la deiscenza, che consiste nell’apertura dell’antera per far uscire il polline, questa apertura può essere apicale, traversale o longitudinale. Il tessuto responsabile si chiama endotecio.
A seconda del numero di stami si dice:

Isostemone (vite, patata, etc.): se il numero degli stami è uguale a quello delle divisioni della corolla;

Anisostemone: se il numero degli stami non è uguale a quelle delle divisioni della corolla;

Meisostemone: se il numero degli stami è minore di quello dei petali;

Pleiostemone: se il numero degli stami è maggiore di quello dei petali;

A seconda della loro inserzione gli stami si dicono:

Ipogini: quando i verticilli si seguono l’un l’altro in piani successivi (in tal caso l’ovario è supero);

Perigini: quando si trovano nelle stesso piano dei pistilli senza connascere con il ricettacolo (ovario medio);

Epigini: quando concrescono con il ricettacolo (ovario infero)

A seconda del numero gli stami si dicono:

Didinami: quando sono quattro, due più lunghi e due più corti (linaria, timo, in genere le labiate):

Tetradinami: quando sono sei, quattro più lunghi e due più corti (cavoli, viola, in genere le crocifere);

Il fiore può essere con uno o più stami:

Monandro: un stame (valeriana);

Diandro: due stami (veronica)

Tetraedro: tre stami (giglio)

Pentaedro: cinque stami (borragine)

Esaedro: sei stami (tulipano)

Ettaedro: sette stami (castagno d’india)

Ottaedro: otto stami (erica)

Enneandro: nove stami (reseda)

Gli stami possono ancora essere Liberi o saldati per i filamenti, per le antere o per entrambe le parti, e l’androceo sarà allora:

Monadelfo: se gli stami sono fusi per i filamenti in un sol fascio;

Diaelfo: se gli stami sono saldati in due gruppi (pisello);

Poliadelfo: se gli stami sono saldati in più gruppi (nell’Hypericum formano 5 gruppi);

Singenesii: se a saldarsi assieme sono le antere (Campanulacee, Asteraceae);

Sinatro: quando le antere si saldano ai filamenti;

I filamenti frequentemente connascono con gli stami e formano talvolta un tubo (Anthyllis), oppure una specie di doccia con filamento staccato.


Il gineceo (parte femminile)

Il verticillo centrale è detto gineceo (o pistillo) è la parte femminile del fiore, esso è costituito dai carpelli (0 macrospirofilli), spesso fusi assieme ed è suddiviso in tre parti:

L’ovario: che contiene i gameti femminili detti ovuli, è la parte basale del gineceo ed è formato da uno a numerosi carpelli liberi o saldati fra loro che contengono gli ovuli (macrosporangi) entro cui si formerà la cellula uovo (microspora).  In base alla sua posizione può essere:
A) Infero (fiore epigino): se gli altri elementi fiorali sono posti superiormente ad esso;

B) Supero (fiore ipogino): se gli altri elementi fiorali sono posti inferiormente ad esso;

C) Semi infero (fiore perigino): se la sua posizione è intermedia;


Lo stilo: è formato da un prolungamento, generalmente più sottile, della parte superiore del carpello di forma in genere cilindrica, ha al suo interno i tubetti pollinici che dallo stigma si allungano verso l’ovario;

Lo stigma (o stimma): è posto all’estremità delle stilo e da questo sostenuto (nelle piante prive di stilo è inserito direttamente nell’ovario), ha la funzione di ricevere e trattenere i granuli di polline.

In un solo fiore possono essere presenti più stigmi e se lo stilo non si sviluppa lo stigma è sessile. Nelle piante impollinate dal vento hanno preso forma allungata, piumosa e sporgente dal fiore, per facilitare la cattura del polline disperso nell’aria), le piante impollinate da insetti hanno al contrario, stigmi a bottoncino o a coppa rivestiti di sostanze zuccherine e vischiose che fungono da collante nei confronti del polline. Se i carpelli restano separati e liberi tra loro, ogni carpello forma un ovario e per ogni fiore ci sono molti pistilli il gineceo è apocarpico (sedum, paeonia), se sono saldati tra loro è sincarpico e formano un unico ovario pluriloculare o monoloculare (passiflora). Il gineceo monocarpico è formato da un unico pistillo costituito da un unico carpello.
Biblografia: www.funghiitaliani.it
Gli articoli e le foto sono di proprietà di Giuliano Salvai: http://www.actanaturae.org
libro:  Fiori di Montagna - M.T. Della Beffa - Guide Compact deAgostini
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