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Il Mulino

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Il Mulino ad acqua, diffuso in passato nelle nostre zone montane è concepito per macinare i cereali coltivati nelle piccole campagne limitrofi ai villaggi; i cereali coltivati erano per lo più: grano (sorc), frumento (frument), orzo (orz). Oltre al fabbisogno nutritivo, i mulini erano utilizzati nell’ambiente lavorativo per due scopi predominanti: il lavoro del ferro (fabbro) e il taglio delle assi, rispettivamente con il “maglio” (mai) e con la “sega veneziana”. In tutti questi casi l’acqua veniva raccolta dai torrenti e trasportata mediante canali di legno o scavati nel terreno sino al mulino; il mulino a ruota verticale, più diffuso, era alimentato in tre diversi modi in base alle necessità e alle possibilità: dall’alto, a caduta; di petto, l’acqua colpiva le pale circa a metà ruota; o dal basso, l’acqua arrivava a toccare solo la parte inferiore della ruota. Mentre il mulino a ruota orizzontale era alimentato solamente dal basso, dal momento che la ruota era messa parallela alle macine.

Il mulino a ruota orizzontale, molto antico, è il primo esempio di sfruttamento della risorsa idrica. Questo sistema era molto semplice, l’acqua trasportata da una canaletta colpiva la ruota idraulica la quale era posta sotto e parallela alle macine o al pestino, con le quali era collegata da un albero di trasmissione, tale sistema non necessitava di particolari ingranaggi, tuttavia non sfruttava in modo ottimale la forza esercitata dall’acqua sulle rudimentali pale: l’acqua che cadeva a grande velocità colpendo la ruota, dissipava gran parte della forza in urti e turbolenze. Oltre a tutto ciò il sistema descritto non sarebbe stato applicabile a tutti i congegni in futuro inventati. Questo primitivo congegno molatorio viene chiamato “Greco” o “Scandinavo”. Nel I° secolo a.C. un ingegnere romano, Marco Vitruvio Pollione, concepì la prima idea di ruota verticale, questi ebbe l’intuizione di aggiungere una coppia di ingranaggi all’esistente mulino “Greco”: nacque così il mulino “Vitruviano”. Avendo un rendimento migliore, nel passare degli anni, l’aumento demografico e delle conoscenze tecnologiche, questo tipo di mulino soppiantò completamente il mulino a ruota orizzontale. Lavorava ottimamente sia con una minima caduta d’acqua, che con le maggiori portate, generando quindi, in questo ultimo caso, più forza; con una sola ruota venivano azionate più macine. Tutti questi vantaggi sopperivano alla maggiore difficoltà costruttiva. Il mulino a ruota verticale presenta la ruota a 90° rispetto alle macine, il movimento rotatorio viene quindi trasmesso attraverso due alberi perpendicolari tra loro, con l’ausilio dell’accoppiata “lubecchio”- “lanterna”; questi non erano altro che due rudimentali ma efficaci ingranaggi (coppia conica), uno posto sull’albero della ruota: lubecchio, di maggiori dimensioni; l’altra posta sull’albero della mola: lanterna, più piccola; tale marchingegno non solo cambiava la direzione degli alberi “motore”, ma poteva, se necessario, far aumentare o diminuire i numeri di giri della mola rispetto alla ruota. Tale rapporto era naturalmente deciso prima della costruzione del mulino, in base alla quantità e quindi alla velocità della ruota esterna. Il “Lubecchio”, posto in verticale sull’asse ruota esterna, era formato da una grande ruota di legno sulla quale erano inseriti molti denti in modo perpendicolare rispetto ad essa; la “Lanterna”, posta in orizzontale sull’asse mola, era formata da due ruote più piccole, collegate da alcuni cilindri di legno che fungevano da denti. Tutto questo apparato meccanico era posto in uno stanzino (Scur del molin) sotto al laboratorio, nel quale ci si accedeva generalmente mediante una botola.
Alimentazione da sopra
Alimentazione da sotto
Alimentazione da mezzo
Bibiografia: Antichi mestieri e vita rurale - Folio Editore - Gudrun Sutzenbacher
Handwerk am bach - Tyrolia - Karl Wiesauer
La costruzione di una ruota idraulica - Editrice Il Rostro - Luciano Paoli
L'avventura del pane quotidiano - Nuova dimensione - Laura Pavan
Foto: scattate da Dell'Agnola Silvio su concessione del Museo dei Mulini di Aldino www.museo-aldino.it
I disegni sono stati fatti con Rinhoceros da Dell'Agnola SIlvio

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