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La Rosta dei Mulini

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La Roggia dei mulini o in dialetto "la Rosta dei mulin", partiva da località Menador, raccogliendo dal torrente Corpassa, per mezzo di una presa costituita da opere murarie e tronchi di legno, l'acqua che serviva i mulini della "Rosta".  All'inizio del canale vi era una specie di diga, con una paratoia o saracinesca, una valvola in legno che per mezzo di un meccanismo, probabilmente a leva, permetteva di regolare la quantità d'acqua da convogliare nel canale; questo era scavato nel terreno ed era costituito da massi e tavole di legno, che permettevano la distribuzione dell'acqua a tutte le ruote idrauliche. La Roggia necessitava di una manutenzione continua, soprattutto dopo periodi di maltempo, che era eseguita a “Piodek”, cioè dagli stessi abitanti del villaggio. Prima di giungere al mulino, era collocata la serranda, cioè una valvola posta appena prima della doccia finale, che permetteva di deviare l'acqua in esubero o nel caso di deviarla totalmente, fermando così la ruota. L'acqua veniva scaricata direttamente nella "Rosta" o nel canale di scarico; talvolta la regolazione o la chiusura della serranda poteva avvenire direttamente dall'interno del mulino, per mezzo di corde e tiranti. la doccia, il tratto finale della canaletta, permetteva di indirizzare l'acqua in modo più efficace ed adeguato sulle pale della ruota. Tutti i mulini di Listolade sono rimasti in funzione sino ai primi anni '30, momento in qui nessuno volle più pagare la tassa di 4 franchi, così la finanza pose i sigilli a tutti i mulini e sulla piccola centralina di proprietà di Manuele Dai Prà (Manuel Bortolon). In questo ultimo periodo di attività sul tracciato della Roggia erano presenti quattro opifici: "Mulin dei Bajole", "Mulin dei Bortoloi", "Mulin dei Thacarie" e "Mulin dei Bortoloi" ove vi era la centralina. Con una Roggia per contro proprio era alimentato il "Mulin dei Barache", collocato nelle vicinanze della Corpassa. Mentre in tempi più antichi a Listolade erano presenti altri opifici, con macine da sorgo, pila orzo e magli da ferro, anche queste strutture erano collocate lungo il tracciato della "Rosta", il Brentari nel suo “Guida Storico-Alpina di Belluno Feltre” cita: “un ramo della Corpassa muove varie seghe e mulini”. Vi è la testimonianza di un torchio per estrarre l'olio dai gherigli di noci, in quel tempo coltivate in tutto l'Agordino; il prezioso olio veniva utilizzato per diluire colori, per le vernici  per le lampade sacre (da Guida Insolita Dolomiti - DinoDiBona).
Pilaorzo ad acqua
N°1270
Mulino da grano ad acqua
N°1271
Pila orzo ad acqua
N°2244
Mulino da grano ad acqua
N°2235
Pila orzo ad acqua
N°2245
Maglio da ferro ad acqua
N°3615
Maglio da ferro ad acqua
N°3616
Pilaorzo ad acqua
N°4302
Pilaorzo ad acqua
N°4141
Macina da sorgo di proprietà di Lena Battista fu Vincenzo, si ha il 1884 come sua ultima data di esistenza. Non si conosce il numero del terreno.
Macina da sorgo di proprietà di Dai Prà Domenico, esistente nel 1864 e costruito attorno alla metà dell'800. Non si conosce il numero del terreno.
Pilaorzo di proprietà di Dai Prà Bortolo fu Simeone, esistente nel 1864, nel 1870 passa a Dai Prà Cipriano (o a Dai Prà Simeone) dopo di che nel 1896 e di proprietà di Dai Prà Bortolo fu Cipriano. Non si conosce il numero del terreno. Non si conosce il numero del terreno.
La ricerca in Archivio di Stato e negli archivi Comunali di Taibon Agordino è stata effettuata da Dell'Agnola Silvio e Andrea Ben.
Testimonianza storica di Fontanive Carletto, Benvegnù Nella, Dell'Agnola Antonietta.
Alcune informazioni rilevate dagli archivi risultavano incomplete, la ricostruzione è stata lunga, se qualcuno ha altro da aggiungere contatti: valcorpassa@libero.it
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