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Cenni di Storia Agricola Generale

Listolade > L'Agricoltura Rurale
Introduzione

L’Agricoltura è l’arte la scienza e l’industria della coltivazione delle piante; comprende la coltivazione del suolo, la cura e la raccolta delle piante coltivate, la selezione e l’allevamento di bestiame per ottenere forza lavoro, latte o carne. Per l’alimentazione dell’uomo rivestono un ruolo di fondamentale importanza i cereale: quali il riso, l’orzo, il mais, il frumento e la segale, le colture quali la canna e la barbabietola da zucchero. Importanti sono anche gli ortaggi e i frutti destinati all’alimentazione umana e le colture foraggifere destinate agli animali. Di importanza commerciale sono le coltivazioni di piante non alimentari, come l’albero della gomma, le piante da fibre lino e cotone, il tabacco, i semi oleosi per le produzioni chimiche e gli animali allevati per la pelle o la pelliccia. Può succedere che un mercato nazionale si basi su un solo prodotto: nello Sri Lanka, il tè; in Brasile, il Caffé; in Australia, la lana; Nuova Zelanda e Argentina, le carni. I diversi paesi possono esportare diverse colture o animali perché la produzione nazionale in quel specifico settore eccede, tale fenomeno costituisce un importante risorsa economica mondiale. In Italia la superficie agricola è calata costantemente dall’inizio del XX secolo e le attività agricole si caratterizzano per il crescente invecchiamento della popolazione rurale; nel 2006 l’agricoltura ha fornito soltanto il 2.1% del Prodotto Interno Lordo (PIL). Alla fine dell’800 oltre il 90% della popolazione italiana viveva di agricoltura e di attività connesse; verso il 1930 questa cifra era gia dimezzata; nel 1970 raggiungeva il 20%, per attestarsi nel 2005, su un valore di 4,2%. Benché questa situazione, simile ad altri paesi economicamente evoluti, comporti una perdita di rilevanza politica e sociale, il mondo rurale mantiene ancora il suo ruolo nel fornire alimenti all’umanità, pur trovandosi ad affrontare una serie di problematiche e situazioni di grande complessità.

Cenni storici

Le prime pratiche agricole si collocano nel Neolitico e vengono identificate con l’abbandono delle stile di vita nomade basato sulla caccia e sulla raccolta, con lo sviluppo di insediamenti stabili e con il primo utilizzo di recipienti in terracotta per la cottura e la conservazione dei cibi. L’inizio dell’agricoltura, denominata anche “Rivoluzione Neolitica”, avvenne circa 10.000 anni fa in Medio Oriente, 8.000 anni fa in Cima e probabilmente alcune migliaia di anni più tardi nelle Americhe.

L’agricoltura nel Neolitico

Un drastico incremento demografico alla fine dell’Era Glaciale, avversità climatiche, una ridotta cacciagione e una minore disponibilità di frutti selvatici furono probabilmente le principali cause che spinsero l’uomo a intraprendere l’attività agricola. In molte parti del mondo le nuove attività agricole e di allevamento, convissero per lunghissimi periodi con la caccia e la raccolta; si può affermare che, in alcune isolate parti del mondo, la rivoluzione agricola del Neolitico non sia ancora terminata. Il Frumento, l’orzo e alcune legumi vennero coltivati originariamente in Medio Oriente, probabilmente in Egitto, da dove si diffusero in Europa. L’olivo, diventato rapidamente una delle piante più importanti del Mediterraneo, probabilmente era gia coltivato circa 8.000 anni fa. Nel Nord Africa già nel 6.000 a.C. erano presenti colture di specie indigene come il sorgo e il miglio, e le piante introdotte nello stesso periodo dall’Asia occidentali, quali grano e orzo. In Asia Meridionale ed orientale erano coltivati riso, miglio, cereali e radici, mentre nel nord della Cina 7.000-8.500 anni fa erano presenti colture di miglio e cavolo. Nella Cime del Sud circa 7.000 anni fa vi erano coltivazioni di riso, che si diffuse in seguito nella Cina Settentrionale, raggiungendo Corea e Giappone. Pollini e altri reperti botanici fossili sembrano indicare la comparsa di colture di mais in Sud America circa 8.000 anni fa. Nel Nord Europa, dove si utilizza la tecnica del debbio, la bruciatura dei residui colturali, con il conseguente problema della progressiva riduzione della materia organica, gli insediamenti non erano stabili,a  differenza da quelli posti lungo il Nilo, i quali poteva godere di un’elevata fertilità in virtù dell’abbondante limo depositato progressivamente dalle acqua del fiume.

Gli attrezzi agricoli

I primi attrezzi agricoli erano costruiti in legno, pietra o osso. Ad esempio: l’ascia in pietra, una sorta di falce per raccogliere i cereali fatta con pietre assomigliante a lama, e il primo rudimentale aratro, costruito con un rami d’albero modificato e utilizzato per solcare la superficie del suolo prima della semina. In seguito, l’aratro fu adattato per essere trainato da buoi e subì successive modificazioni.

Progressi delle pratiche agricole

Verso il termine dell’epoca neolitica iniziò un periodo di perfezionamento delle conoscenze acquisite si in ambito prettamente agricolo che tecnologico. Nel Nord Europa la segale e l’avena vennero coltivate a partire dal 1000 a.C. circa. Molti frutti e verdure, come cipolle, meloni, cetrioli, erano coltivati dal III millennio a.C. in Mesopotamia. Datteri e fichi erano un’importante fonte di zucchero in Medio Oriente; mele e pesche erano coltivate nell’area del Mediterraneo. Il cotone veniva coltivato e filato in India gia dal 2000 a.C. e nelle stesso periodo il lino e la seta erano ampiamente utilizzati in Cima. Il cavallo venne introdotto, dalla Mesopotamia e dall’Asia Minore, in Egitto intorno al 1600 a.C. l’aratro con punta in ferro e trainato da buoi, venne introdotto intorno al X secolo in Palestina e diede grande impulso all’agricoltura. In Palestina ed in Mesopotamia la trebbiatura veniva effettuata sfruttando la forza animale, mentre mietitura, legature e setacciatura veniva ancora eseguiti a mano. I Romani praticavano diverse tecniche quali il maggese, il debbio, il sovescio delle colture, la letamazione. La vastità dei possedimenti Romani consentiva loro di coltivare i cereali e diverse essenze arboree nelle colonie disseminate nel Mediterraneo. La villa romana nell’ultimo periodo della Roma Cristiana era organizzata in modo simile al castello medievale, e schiavi e fittavoli erano forzati a lavorare seguendo ordini dati dal proprietario, il quale riceveva una percentuale predeterminata dei raccolti.

Il Medioevo

Con la fine dell’Impero Romano d’Occidente, l’arte agricola decade e s’impose un sistema anarchico: il periodo feudale, che raggiunse il suo apice attorno al 1100 d.C. , vide nel Feudo la costituzione di una comunità a sé stante, con al centro l’imponente dimora il Signore (Castello) e attorno più villaggi, abitati da contadini indissolubilmente legati alle terre del feudo. I feudi di maggiori dimensioni, avevano al suo interno: un mulino per macinare i cereali, un forno per il pane, un vivaio di pesci, orti, frutteti e torchi per l’uva e le olive. Il metodi di coltivazione era rigidamente prescritto: la terra coltivabile era divisa in tre aree in rotazione: la prima seminata in autunno con frumento o segale; le seconda seminata in primavera con orzo, segale, avena, fagioli o piselli; la terza lasciata al maggese, cioè a riposo. Ogni area a sua volta divisa in strisce, senza siepi o staccionate per sperarle. Quest’epoca vide anche lo sviluppo dell’Impero Bizantino e del potere dei saraceni in Medio Oriente e nel Sud Europa.

La Dominazione Araba

In questo periodo Egitto e Spagna erano dominate dagli Arabi, l’irrigazione in questi paesi venne estesa a terreni che prima erano sterili o improduttivi. In Spagna furono piantate viti su terreni scoscesi e l’acqua per l’irrigazione veniva portata dalla montagne alla pianura. Erano coltivati: il riso, la canna da zucchero, il cotone, gli spinaci e i carciofi, come pure il pregiatissimo zafferano, mentre il baco da seta era allevato insieme al gelso lei cui foglie sono l’alimento principale di questa larva. Le crociate incrementarono le occasioni d’incontro tra la cultura europea e quella islamica, dando alla prima l’occasione di conoscere gli agrumi, la seta e i tessuti di cotone. Le fibre tessili utilizzate erano la lana, ricavata dalle pecore e il lino, la cui pianta veniva coltivata anche per ricavarne l’olio. Cavalli e buoi erano utilizzati come animali da tiro.

La crescita dell’industri tessile

La continua crescita dell’industria tessile rese l’allevamento delle pecore più redditizia in Gran Bretagna, nelle Fiandre, nelle Champagne, in Baviera e in Italia, in Toscana e in Lombardia. Contemporaneamente le aree attorno alle città medievali si specializzarono nella produzione di verdure orticole e prodotti lattiero-caseari. Il sistema feudale fu duramente colpito dalle guerre europee del XIV e XV secolo dalle grandi epidemie di peste del XiV secolo, quando molti villaggi vennero rasi al suolo e gran parte delle terre coltivabili furono abbandonate. Ciononostante, nell’Italia meridionale l’irrigazione permise di aumentare la produzione dei terreni fertili e l’attenzione quasi esclusiva riservata ai cereali lasciò il posto a una maggiore diversificazione delle colture, comprendenti prodotti come ortaggi, viti e ulivi, e alla produzione di vino, olio e formaggio.

L’agricoltura nelle colonie

All’inizio del ‘500, con le prime spedizioni degli esploratori europei in America, Africa e Asia, vennero fondate le prime colonie, dove furono impiantati i primi insediamenti agricoli sia per dare nutrimento ai coloni, sia per produrre colture finalizzate al commercio e all’approvvigionamento alimentare della madrepatria. Le colture e i prodotti principali comprendevano canna da zucchero, cotone e tabacco, lana e pellami; in particolare, un contributo fondamentale alla crescita dell’agricoltura europea venne dall’introduzione di colture quali granturco e patata.

Perfezionamento dell’aratro e nuove macchine agricole

Nell’Inghilterra del XVIII secolo la cosiddetta “rotazione quadriennale di Norfolk”, che altrenava la coltivazione di cereali, ortaggi, legumi  e piante foraggifere, accrebbe i rendimenti agricoli; in particolare, l’utilizzo delle piante di foraggi consentì un netto incremento dei bovini. Dal ‘600 vennero apportate sostanziali modifiche al gia presente aratro in legno; ad esempio, l’aggiunta di piccole punte in ferro, fissate al legno con strisce di cuoio; nel 1779, venne inventato l’aratro in ghisa on versoio, che consentiva di girare il terreno e di romperlo, spingendolo sul lato. Attorno al 1830 vennero prodotti i primi aratri in acciaio. Nei primi del ‘700 venne inventata la prima seminatrice di precisione, per opera di Jethro Tull, a cui seguirono trebbiatrici, coltivatori, falciatrici e rastrelli trinati da cavalli. Alla fine dell’ottocento, alla trazione animale si sostituì la forza vapore; con la “Rivoluzione Industriale” e la concentrazione di grandi porzioni di popolazione nei centri urbani, la richiesta di alimenti per i lavoratori e di materie prime per i processi industriali determinò nuovi assetti economico-sociali. Le innovazioni scientifiche e tecnologiche, introdotte da quel momento in agricoltura, posero le basi per l’esplosione dell’agricoltura intensiva.

La meccanizzazione

Nel XVII e XVIII secolo si registrarono i primi tentativi sistematici di controllo delle infestanti. Importanti effetti sull’agricoltura ebbero i progressi nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, che permisero agli agricoltori di ottenere le forniture necessarie e di commercializzare i loro prodotti su aree più vaste. La meccanizzazione, il cui sviluppo ha contrassegnato la fine del XIX secolo e tutto il XX, ha sollevato gli agricoltori dai lavori più gravosi e ha cooperato a incrementare l’efficienza e la produttività delle attività agricole.

Il XX secolo

Nel XX secolo apporti significativi sono giunti ala chimica: la diffusione di fitofarmaci e diserbanti ha consentito, pena l’alterazione di importanti equilibri biologici, di incrementare notevolmente le rese del raccolto. Importanti scoperte e applicazioni pratiche sono state fate nelle genetica, impiegata per la selezione di animali e piante con caratteristiche desiderate dall’uomo. L’esplosione demografica del secondo dopo guerra ha indotto l’espansione del settore agricolo. La cosiddetta rivoluzione verde, che ha visto la selezione di varietà agricole più produttive a l’introduzione di metodi colturali intensivi, adatti al clima e alle condizioni colturali di zone densamente popolate come l’India, per un certo periodo ha fatto fronte alla richiesta di maggiori quantità di cibo da parte dell’aumentata popolazione mondiale. Nel 1957 entrò in vigore in Europa la Politica Agricola Comunitaria (PAC) con diversi obiettivi, quali incrementare la produttività dell’agricoltura, garantire un reddito equo alla popolazione agricola e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. L’Unione Europea ha confermato gli orientamenti della precedente PAC sostenendo direttamente i prezzi dei prodotti agricoli, senza realizzare un sostanziale miglioramento delle strutture produttive agricole. Questa politica dei prezzi, applicata sull’intero mercato comunitario, ha portato all’abolizione dei dazi doganali, alla costituzione di barriere commerciali nei confronti dei prodotti provenienti da paesi non comunitari e alla creazione del Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola (FEOGA) con lo scopo di finanziare la politica comunitaria. Negli anni ottanta la PAC è entrata in crisi a causa degli alti costi di gestione, per un eccesso di offerta di prodotti non sostenuta da un adeguata domanda, per le pressioni esercitate dai paesi non comunitari al fine di vendere i loro prodotti in sede comunitaria. La nuova politica ridefinita nell’agenda 2000” del 1997 ha cercato di migliorare la competitività del settore agricolo abbassando i prezzi, assicurando la qualità dei prodotti agricoli, garantendo i redditi agricoli e facendo si che l’agricoltura si configuri anche come attività in grado di tutelare l’ambiente. L’agricoltura contemporanea, dopo aver registrato livelli produttivi molto elevati, si è trovata ad affrontare problemi differenti, quali l’inquinamento, determinato dall’uso indiscriminato di prodotti chimici, e la riduzione di biodiversità della maggior parte delle colture. La politica agricola comunitaria ha quindi deciso di migliorare strutturalmente le imprese agricole, supportandole in ogni miglioramento qualitativo da esse effettuato: sono stati erogati finanziamenti per la riforestazione, per la produzione biologica e di qualità, per la coltivazione e l’allevamento effettuati nel rispetto dell’ambiente, per la creazione di attività complementari all’agricoltura quali l’agriturismo.
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