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Vita Rurale

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Il paese di Listolade, come la maggior parte dei paesi della Vallata, era basato sulla coltivazione, e l’allevamento; ogni famiglia possedeva almeno una mucca e un paio di capre, e qualche campo per coltivare patate, mais e fagioli. Naturalmente vi erano anche lavori retribuiti, come lavorare nelle miniere, il taglialegna, il “menadas”, la costruzione delle “risine”,il falegname, il casaro, il pastore, il mugnaio, il fabbro. Altri per racimolare qualche soldo, dovevano addirittura trasferirsi all’estero: Svizzera, Francia, Brasile etc. per cercar fortuna, a lavorare magari come muratore o “Caregheta”, senza pretese e con molta umiltà!!!  Il paese era circondato da campi, in ogni appezzamento di terra vi era coltivato qualcosa; la maggior parte a mais, per la polenta, certamente alimento principe della dieta di quel tempo; poi patate, fagioli e zucche. Per l’approvvigionamento del fieno andavano in alta montagna, tagliando l’erba data dal Comune: “part del fen”, rimanendo anche per delle settimane dove oggi cresce rigoglioso il bosco, tagliando l’erba con la falce e spesso usando il falcetto per raccogliere l’ultimo ciuffo d’erba; li facevano una “meda” con il fieno, che veniva portato a valle con la “rinzola” a volte d’inverno. Era importante possedere degli animali, sia per il latte o la carne, sia come mezzo di riscaldamento: spesso la famiglia si riuniva nella stalla, luogo tenuto caldo dal respiro degli animali e dal fieno, a far filò: i bambini giocavano, le donne rammendavano qualche vestito mentre gli uomini costruivano o sistemavano qualche attrezzo. Il latte, se non lavorato in casa, veniva portato al “caselo”: struttura costruita e gestita dai soci, dentro alla quale il “caser” produceva i prodotti derivati dal latte: burro, formaggio, ricotta. Anche la legna da ardere e  il legname da costruzione, veniva procurato in alta montagna: veniva tagliato con la sega a mano e con l’accetta, e poi portato a valle con l’ausilio della “rinzola”, scendendo appunto le “strade da rinzola”. Come per il fieno anche la legna da ardere era data dal comune con la “part dele legne. Il paese era fornito di una rosta, la quale alimentava molti mulini; nell’ultimo periodo di attività di questi opifici  verso il 1930, erano cinque con il compito di macinare il mais e di brillare l’orzo, si conosce l’esistenza di almeno un altro mulino con maglio, gia diroccato nel 1860 e addirittura il Brentari citava in una delle sue opere dell’esistenza di segherie, ma non si hanno ulteriori informazioni.
Bibiografia: Antichi mestieri e vita rurale - Folio Editore - Gudrun Sutzenbacher
www.wikipedia.it
Testi: Dell'Agnola Silvio in collaborazione con Benvegnù Nella
Foto: scattate da Dell'Agnola Silvio
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