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Tela di canapa

Listolade > L'Agricoltura Rurale
Per la semina della canapa erano necessari campi con terra molto grassa, in primavera si vangava e si metteva del letame, poi si seminava la canapa a spaglio e si livellava per bene il terreno con un rastrello. Nel mese di agosto si raccoglieva dal campo la pianta maschile e la si raccoglieva in delle manne. Quando aveva raggiunto la maturazione si raccoglieva anche la pianta femminile col seme; questa si sbatteva e scuoteva per far staccare i semi che venivano conservati per la semina dell'anno successivo e come cibo per gli uccelli in gabba; anche la  canapa femminile veniva raccolta in delle manne e riposte nel prato con quella maschile. La canapa veniva lasciata sul prato sino ad autunno inoltrato, si aspettava, un giorno di sole e quando era asciutta la si raccoglieva a bracciate e portate in un luogo protetto e soleggiato o in un forno per essiccarla e farla diventare più fragile per la “sgramolatura”. Tenendo con una mano il mannello e con l'altra mano si alzava ed abbassava molte volte la stecca della gramola, si cercava di far cadere le “canupole”. Dopo essere stati passati nella gramola, due mannelli venivano uniti assieme a formare il "lesen", questo si prendeva da un capo e si sbatteva con la "scotola" di faggio che faceva cadere la stoppa a terra. Quindi si faceva passare il "lesen" sullo “strigone”, un grosso pettine costituito da un asse di legno in cui erano infisse delle punte di ferro acuminate, separando così la stoppa migliore dal tiglio della canapa. La filatura della canapa era un lavoro prettamente femminile, questa veniva eseguita nelle lunghe sere invernali. Per questa operazione erano necessarie il sistema, "cannocchia-fuso": la "cannocchia" era un bastone di varia lunghezza, sul quale nella sua parte più sottile vi erano incise delle tacche, utili per non far scivolare la fibra. La "cannocchia" veniva tenuta sotto il braccio sinistra e veniva infilata nella cintura del grembiule, sul fianco e superiormente è sostenuta da una catenella legata al petto. Il fuso era un pezzo di legno duro, lungo tra i 25 e i 35 centimetri. Per iniziare la filatura si prendeva un pezzo di filo gia lavorato e lo si annodava da un lato al fuso e dall'altro alla fibra nuova da filare. Il nuovo filato lo si tirava con la mano sinistra, mentre con la destra si faceva ruotare velocemente il fuso, tenendo l'incocca, una delle due estremità del fuso, tra le dita e poi lasciandola andare. Quando si aveva prodotto circa un metro di filato si scioglieva l'incocca e lo si avvolgeva sul fuso. Lo spessore del filo era regolato dalla mano sinistra: se la fibra era troppo asciutta, si bagnavano le dita con la saliva e si continuava a filare fino a riempire il fuso. Dopo aver prodotto il filato lo si univa in matasse. Le quali venivano poste in una caldaia sul cui fondo vi era posto un asciugamano, mentre sopra erano ricoperte da cenere. Quindi si versava dell'acqua fredda e si faceva bollire per circa 5 ore. Le matasse di canapa veniva quindi lavata al lavatoio per eliminare la cenere. La canapa ben risciacquata veniva posta in un secchio in legno, nel quale si versava acqua bollente saponata, tale operazione veniva ripetuta molte volte riutilizzando sempre la stessa acqua. Infine si toglieva la canapa e la si sciupava e la si lasciava asciugare.
A Listolade la canapa era coltivata in località “i Mur”, ai margini della Campagna verso Ronch de Bos. Questa Zona, come dice il nome, era circondato da muri, “masiere”. Una volta filata la canapa veniva mandata da un tessitore dal momento che questo filato veniva usato per l’ordito mentre per la trama veniva usato un altro tipo di filato.
Fabbricato per il lavoro della canapa, al terreno N°1273 (colore, Ciclamino), di proprietà di Dell’Agnola Antonio, nel 1850 va a Dell’Agnola Giosué fu Antonio e nel 1857 va a Micheluzzi Giovanni di Marco 694/reg.779.
Bibiografia: www.ecosistemaverbano.org
CulturaAgricolaAgordina - GB Rossi
Testi: Dell'Agnola Silvio
Foto:  Dell'Agnola Silvio
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